Il riposo del Buddha
Ebbene
lo confesso: mi stavo davvero addormentando! Già ero arrivata stanca
a lezione a causa del sonno breve e tormentato della notte
precedente, poi gli esercizi hanno contribuito alla restante parte.
Non è mica semplice controllare la respirazione,
eseguire correttamente le posizioni e restare concentrati su se
stessi, il tutto contemporaneamente! Io, fino ad ora, a stento
riuscivo a coordinare la mano destra con quella sinistra! Figuriamoci
raccordare sincronicamente testa, spalle, mani, torace, bacino, gambe
e piedi. Perché lo yoga
ti chiede di diventare un tutt'uno: l'inclinazione di ogni singola
parte del corpo è studiata affinché corrisponda armonicamente a
tutte le altre, per cui è tutto un gioco di bilanciamento e di
postura e se sbagli...squalificato! Oddio, non proprio: il Maestro
continua a ripeterci che di primaria importanza resta sempre la
respirazione,
perché inspirare ed espirare profondamente, lentamente ed in maniera
modulata ti consente di trasmettere ossigeno
a tutti i muscoli,
facendoli lavorare meglio, rilassa il corpo e ti permette movimenti
più agevoli. Ma vuoi mettere la soddisfazione che provi quando
riesci anche ad eseguire correttamente le posizioni? Un trionfo!
Senti proprio che il tuo corpo e la tua mente stanno lavorando
insieme e la sensazione più piacevole che provi (o, almeno, che
provo io) è che quei movimenti rappresentino una specie di
“ossequio” alla divinità ed a tutti gli elementi della natura.
Direi che lo yoga
costituisca una sorta di ringraziamento
e di implorazione.
Si intuisce già dal modo in cui sistemi le mani: giunte a mo' di
preghiera, o, in altri casi, aperte e protese verso l'altro, come
un'invocazione di luce. Fantastico. Avverti proprio l'energia
che dalle punte delle dita ti scorre lungo tutto il corpo. Calore che
si propaga attraverso gli arti; provi stanchezza, ma non puoi
interrompere la “preghiera”, così perseveri nel tuo
“sacrificio”, sapendo che esso genererà nuova energia. Molto
poetico, vero? Si, ma vedete che lo yoga richiede anche una notevole
resistenza fisica, al di là di ciò che possiate immaginare. Per
prima cosa, ci vuole un buon equilibrio e, si sa, abbiamo già
difficoltà a restare equilibrati nella vita, figuriamoci a
mantenerci stabili in una posizione, non sempre agevole, per un
minuto e mezzo. Ma, d'altronde, il nostro corpo non fa altro che
riflettere ciò che serbiamo nella nostra anima: pertanto, se siamo
persone poco equilibrate nella realtà quotidiana, lo saremo ancora
di meno durante un esercizio di yoga. La parte più difficile, poi,
viene quando tenti di chiudere gli occhi: pensi di essere padrone
della posizione, ritieni di aver raggiunto una certa sicurezza,
socchiudi le palpebre...le chiudi...tempo due secondi e, se non
capitomboli a terra, poco ci manca! Tentare di rimanere immobili,
senza mantenere un punto di riferimento visivo, diventa davvero
improponibile all'inizio. E' più o meno come cercare di mantenere il
controllo, lasciandosi andare. Sembrerebbe un controsenso. Eppure, il
Maestro ci riesce, quindi vuol dire che è possibile. Forse è
proprio quello il compiacimento più grande: essere presenti a se
stessi riuscendo, tuttavia, ad abbandonarsi ai sensi. Insomma, la
lezione mi sta affaticando più del solito. Reprimo qualche
sbadiglio. Fino a che, nemmeno mi avesse letto nel pensiero, il
Maestro asserisce che sbadigliare è un ottimo segnale, vuol dire che
ci stiamo rilassando. Ah, beh, allora sono a cavallo! Appresa la
(buona) notizia, tolgo il freno e manifesto tutta la mia
“rilassatezza” (con educazione). Continuando: dopo una serie di
numeri da equilibrista in tensione sulle punte dei piedi, una
successione di torsioni del busto su una gamba sola, modello
“fenicottero primavera/estate 2011” (non avrei mai immaginato che
il mio corpo potesse riuscire a diventare tanto duttile!), il Maestro
ci invita a sederci e ad assumere la posizione del “riposo
del Buddha”.
Goduria, finalmente inizia il defaticamento! Questa “asana”
mi è sconosciuta, ma nel momento in cui il Maestro ce la
rappresenta, mi rendo immediatamente conto che mi è piuttosto
familiare: stesi su un lato, un braccio poggiato lungo la gamba con
le dita rivolte verso i piedi, l'altro braccio sorregge il capo con
la mano all'altezza dell'orecchio. Praticamente la stessa che assumo
sul divano quando guardo la televisione. Sono espertissima! Restiamo
qualche minuto su un lato... “Adesso
giratevi dall'altra parte...e chiudete gli occhi...”
Un po' di meritato riposo. Mi rendo conto che sto per addormentarmi
quando il Maestro richiama la nostra attenzione sulla posizione
della pinza. Esco proprio da uno stato di trance: altri due minuti e
sarei caduta in stato catalettico, tendente al comatoso. Caro
Maestro, hai parlato di “riposo”?! Ed il mio cervello ti ha preso
in parola! Per qualche minuto ha posizionato la levetta su “stand
by”. Comunque devo ammettere che ha funzionato. Mi sono goduta i
successivi quindici minuti di rilassamento,
dai quali sono uscita tutta intorpidita (se avessi avuto un sacco a
pelo avrei trascorso volentieri la notte lì!); ma, strano a dirsi,
nonostante la sensazione di spossatezza con la quale avevo varcato la
soglia della palestra e l'impegno degli esercizi, sono tornata a casa
energica e rigenerata. Credo che stavolta abbia lavorato il corpo e
si sia riposata la mente. Che stia cominciando a lasciarmi andare!?
dopo i discorsi fatti oggi..ho letto la tua pagina con estrema attenzione...mi sembrava di stare lì con te..che bello dev'essere fare yoga!apprendi apprendi così avrò una fonte da cui attingere... notte lully cara ;)
RispondiEliminaCerto, cara, attingi pure! Spero solo di non generarti ulteriore confusione. Ad ogni modo, giacché ti sento così bramosa di "conoscenza", il mio consiglio è di "ascoltarti" e di decidere da che parte iniziare. Un passo alla volta, ogni cosa vuole il suo tempo... Un abbraccio (di luce)
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