“Come
definire la vera spiritualità? Quando il nostro spirito comincia a
splendere, a penetrare col suo amore e con la sua luce tutte le
cellule del nostro organismo per armonizzarle e farle cantare
all'unisono, allora si, siamo realmente uno spiritualista. La vera
spiritualità è il sole che agisce sulla terra, è lo spirito che
vivifica e anima il nostro corpo, finché la luce, la pace e la
pienezza vengono ad abitare in noi.”
(Omraam Aivanhov)
E'
da un po' di giorni che mi frulla in testa una domanda: cosa
consigliare ad un'amica che mi chiede come iniziare un percorso
di crescita personale e spirituale?
Quando Carla (nome di fantasia) mi ha posto questo quesito mi sono
sentita un po' spiazzata perché, anche a voler andare a ritroso con
la memoria, come potevo essere in grado di spiegarle in che modo è
iniziata la mia nuova consapevolezza? Avvertivo la sua brama di conoscenza e rivedevo me, qualche tempo prima, la stessa mancanza di orientamento. Nel mio caso, tutto è avvenuto molto
gradualmente, direi addirittura negli anni, ed è partito da un sano
interesse nei confronti del mondo
dell'invisibile.
A quei tempi ero poco più di una ragazzina, ma mi sentivo già
affascinata dalla religione
(ma non da quella che ti insegnano a scuola), dagli Angeli,
dai codici
trovati su antiche iscrizioni in pietra, dalle pergamene
custodi dei Vangeli mai riconosciuti dalla Chiesa. E così è
iniziato il mio percorso, timidamente, attraverso la lettura e la
curiosità. Non potevo accettare che tutta la spiritualità si
risolvesse in una serie di regole rigide da seguire pedissequamente
senza capirne il senso: devi dire le preghiere, il venerdì non devi
mangiare pesce, tieni le mani giunte in Chiesa... Ma perché?! Per
compiacere un Dio borioso che mi guarda e mi ammonisce dall'alto dei
cieli? Inaccettabile. Beh, con gli anni mi sono resa conto che, se
c'era un modo sbrigativo per allontanare i giovani dalla
spiritualità, la Chiesa l'aveva trovato! Eppure dentro di me
avvertivo fortemente il bisogno ed il desiderio di crescere
spiritualmente, ma di una spiritualità che potessi percepire, da cui
potessi essere coinvolta e di cui potessi sentirmi convinta e
contenta.
Non
avendo incontrato (o, non avendo “cercato”) nessuno che mi
guidasse e mi supportasse in questa ricerca, per molto tempo l'ho
messa da parte , credendo di aver trovato, in definitiva, tutte le
risposte possibili ad una domanda che non prevede risposta. La mia
“indagine” era arrivata ad un punto morto in cui non potevo
definirmi una “credente”, ma, tuttavia, continuavo a pregare ogni
sera, o, ogni volta che ne avessi bisogno, in una sorta di “non è
vero ma ci credo”.
Ma
può davvero esaurirsi a questo la religione, ad una specie di
“esercizio antisfiga” per rabbonire le forze dell'Universo?
Deprimente. Sono rimasta sospesa in questa specie di limbo della fede
per parecchio tempo, fino a quando non ha cominciato di nuovo a
scalpitare in me un senso di inquietudine e di vuoto. Mi sentivo
mancante di qualcosa, avvertivo un reale bisogno di trovare al mio
interno delle certezze da cui trarre forza ed ispirazione; non
cercavo un palliativo a cui aggrapparmi nei momenti di difficoltà,
ma una nuova energia che aiutasse il mio essere a svilupparsi ogni
giorno. E' stato in quel momento che ho conosciuto Paola,
tra l'altro in occasione di un viaggio rimandato più e più volte e
parecchio dibattuto (un caso!?) e, dopo di lei, sono cominciate a
comparire nella mia vita una serie di persone che hanno contribuito
tutte ad orientarmi verso la stessa direzione.
Ecco come è iniziata
per me.
Oggi difendo una spiritualità scaturita dal connubio della
parte migliore di ciascuna religione, un'accezione molto personale
che non sarei capace di declamare in una pubblica piazza per fare
proseliti e sono in continua scoperta ed alla ricerca di certezze.
Quindi,
ancora non sono in grado di rispondere alla domanda di Carla, perché
ritengo che il percorso di crescita non sia univoco per tutti:
ciascuno dovrebbe impegnarsi per riuscire ad individuare il proprio,
secondo lo stadio di consapevolezza a cui è giunto. E partire da lì,
cosciente che destreggiarsi in un argomento così vasto e vario non è
affatto semplice: all'inizio ogni notizia, qualunque informazione
sembra attendibile. Può essere buona la prima, ma giusta anche la
reciproca.
E'
per questo motivo che come primo consiglio
direi a Carla di affidarsi ad un buon Counselor
Olistico, che,
tenendo conto delle sue predisposizioni, la sappia guidare e sia in
grado di lavorare sulla sua “parte sana” per darle una nuova
consapevolezza di se stessa. Questo perché, benché possa sembrare
facile, lavorare su se stessi è molto delicato in quanto la
conoscenza di sé può dar luogo, almeno inizialmente, a conflitti, a
paure e a disequilibri emozionali. Conoscersi
significa accettare di rimettersi in gioco,
accogliere la propria parte debole,
autoguarirsi
(sembra assurdo, ma la parola “autoguarigione” non è contemplata
dal vocabolario italiano!).
Il
secondo consiglio
è di sforzarsi di vivere nel “qui ed
ora”, che
rappresenta l'unico modo per riuscire a sentirsi davvero “presenti”
a quello che ci capita intorno, a godere di ogni
istante della vita ed a carpire i “segni”
che ci vengono inviati per mostrarci il cammino che dobbiamo seguire.
L'ultimo
consiglio,
quello che ritengo il più importante, è di imparare a provare
amore: per le
persone, per gli animali, per gli oggetti, per la nostra casa, per i
fiori. Diciamo di amare tutti, ma non amiamo nessuno. Non amiamo noi
stessi e non ci adoperiamo per gli altri. Dobbiamo imparare a
“mettere in pratica l'amore”,
non mi viene in mente un'espressione migliore: che non significa che
ci dobbiamo far piacer tutti o che dobbiamo diventare dei “buonisti”,
ma, più semplicemente, che possiamo imparare a “comprendere”,
a “perdonare”,
ad “ascoltare”,
anziché “giudicare”, “serbare rancore” e “pensare soltanto
a noi stessi”.
Credo
che queste siano ottime basi da cui partire per cominciare a cambiare
atteggiamento nei confronti della vita, di noi stessi e degli altri
e, di sicuro, contribuiranno a portare fin da subito dei
miglioramenti anche alla nostra sfera emozionale.
Concludo
con un semplice esercizio
che mi ha suggerito Paola
e credo sia molto utile: per pochi minuti, ogni giorno, immaginate di
essere avvolti da un fascio di luce bianca
che scende dall'alto.
Dal mio punto di vista è un bel modo per “benedire
se stessi”;
qualora non riteniate questa definizione accettabile, pensate almeno
che immaginare la luce è un ottimo esercizio di ristoro per la
mente.
Ecco,
queste sono le cose che mi sento di consigliare a Carla che ha
bisogno di riscoprire se stessa...Adesso starà a lei decidere da
dove vuole iniziare. In bocca al lupo...
Complimenti per il tuo sito davvero molto interessante.
RispondiEliminaFrancesca ti chiedo come trovare un Counselor Olistico.
Ci puoi consigliare qualcuno in zona?
GRazie
Ti ringrazio per il complimento, prima di tutto! Vorrei anche darti una mano, ma mi scrivi come anonimo, quindi non riesco a capire a quale "zona" ti riferisci. Se vuoi, scrivimi in posta privata all'indirizzo f.theodosiu@gmail.com
RispondiEliminaA presto!
Scusami....
RispondiEliminaIntendevo ad Avellino o anche in Campania.
ciao
Non preoccuparti. Ad ogni modo, mi spiace, ma ad avellino non ne conosco, dubito addirittura che ce ne siano. Conosco persone competenti in singole discipline, ma ke non hanno una conoscenza globale. Se vuoi, puoi contattare Paola, che e' la consulente che segue me. Trovi i riferimenti sul sito www.paolasole.com
RispondiEliminaAd ogni modo, qualunque cosa tu decida, ti consiglio di scegliere accuratamente la persona che ti seguira', onde evitare di incappare in qualche millantatore. I rimedi orientali o alternativi in generale sono un campi molto delicato: per avere un'idea dai uno sguardo al mio post sull'olistica. In bocca al lupo per la tua ricerca e spero mi faccia sapere com'e' andata. Un abbraccio