Paola Cimarosti - Consulente olistica |
"Oggi,
ad un bivio cruciale nella storia dell'umanità abbiamo bisogno di
nuovi concetti, nuovi valori, ed una nuova visione per guidare i
nostri passi verso un futuro umano e sostenibile. La consapevolezza
deve innalzarsi e trasformarsi da locale ed ego-centrica a globale e
di dimensione planetaria. La nuova coscienza richiede una visione
olistica di noi stessi, delle nostre società, della natura e del
cosmo. Il grande compito, la sfida del nostro tempo, è cambiare sé
stessi”.
(Ervin
Laszlo)
Ho
spesso parlato di “rimedi
naturali”
identificando con essi, principalmente, l'erboristica e, più in
generale, tutti i rimedi messi a disposizione della natura per la
cura di determinate patologie. Tuttavia esiste una filosofia o, più
propriamente, un “approccio” all'argomento, che può essere
definito “globale”, poiché, partendo dall'assunto secondo cui
anima, mente e corpo sono un tutt'uno, utilizza una serie di
strumenti atti a ristabilirne l'equilibrio e colmarne i vuoti. Ma in
cosa consiste precisamente l'olistica?
Per rispondere a questa domanda ho fatto un paio di domande (si,
giusto “un paio”!) a Paola Cimarosti,
Operatore e Consulente olistico che, dall'età di diciannove anni, ha
cominciato a dedicarsi alla ricerca nel settore psicologico e
spirituale, frequentando corsi, seminari e conferenze. Paola, che si
è formata presso riconosciuti Maestri e Guaritori spirituali,
attualmente, lavora in Italia ed all'estero e tiene seminari di autoguarigione e realizzazione personale.
Paola,
puoi spiegarci brevemente in cosa consiste la scienza olistica?
“Più
che una scienza, l’olistica
è una filosofia,
un approccio. Il termine deriva dal greco “olos” che significa
tutto, la totalità. L’approccio olistico ad una qualsiasi cosa
implica il considerare
un elemento nel suo insieme,
nella sua totalità, più ancora che in singole parti separate.
L’approccio
olistico alla salute o alla persona è tipicamente orientale
e comporta il considerare l’essere umano come un insieme di
elementi interagenti e reciprocamente influenzabili. Significa quindi
considerare l’uomo come un
Essere composto da corpo, mente, emozioni e spirito.
Essendo queste componenti in estremo contatto e interazione, un
qualsiasi input in una di queste sfere, produce automaticamente degli
effetti nelle altre. Pertanto, una malattia o un qualsiasi disturbo
fisico verranno approcciati anche dal punto di vista psicologico,
emotivo e spirituale, sfere nelle quali potrebbero risiederne le
cause.
In
altre parole, secondo l’approccio olistico, la salute anche fisica,
dell’uomo risiede in tutte le componenti del suo essere”.
Di
quali strumenti si avvale?
“Le
tecniche di
guarigione
utilizzate nei trattamenti olistici sono di diversa natura, tutte
però si basano sullo stesso approccio al ricevente. Molte
intervengono principalmente sul piano
energetico, altre su quello fisico e altre ancora su quello
emozionale o psicologico,
ma tutte considerano la sfera della totalità della persona.
Tra
le tecniche e le discipline più comuni che appartengono
all’approccio olistico ci sono per esempio l’Omeopatia,
i Fiori di Bach,
il Reiky,
il Pranic
Healing,
la Digitopressione
e molte altre”.
Quando
hai iniziato il tuo percorso per diventare Consulente Olistico?
“Il
mio percorso nel mondo Olistico prende avvio molto presto, attorno
all’adolescenza. E’ un percorso inizialmente inconsapevole,
dettato dalla mia natura e da una forte attrazione per tutto quello
che è la spiritualità. Lavorare come terapeuta
e consulente
è stata una
naturale conseguenza
dell’impegno costante, della passione e, evidentemente, anche delle
attitudini personali”.
Prima
di diventare consulente, è necessario lavorare anche su se stessi?
“Credo
che prima di fare qualsiasi cosa nel campo della terapia sia
fondamentale
lavorare su se stessi.
Innanzitutto questo ci da una conoscenza di prima mano di ciò che
stiamo facendo. Inoltre costituisce un interessante metro, benché
personale, di come un organismo reagisca a determinati stimoli. Al di
la del fatto che è, o meglio dovrebbe essere, normale che un
terapeuta si prenda cura di sé, è anche importante fare
molta esperienza prima di intervenire sugli altri.
L’esperienza viene con la pratica e cosa c’è di meglio che
lavorare ad un percorso personale per conoscere a fondo molte delle
tante sfaccettature di questo campo? Piano piano viene da sé che,
quando saremo pronti, l’Universo ci porterà ad un livello
successivo, ovvero la terapia al servizio degli altri. L’importante
è essere umili
e approfondire al massimo con se stessi prima di prendere la
responsabilità della salute e del benessere degli altri”.
E'
necessaria una “sensibilità” particolare per diventare
consulente?
“La
sensibilità
è una delle doti richieste credo un po’ in tutte le professioni
soprattutto se a contatto con la persone. Nel campo della consulenza
o della terapia, è chiaro che un po’ di sensibilità
extra o “superiore”
aiutano moltissimo”.
In
quali occasioni una persona dovrebbe affidarsi ad un consulente
olistico?
“In
genere le persone si rivolgono ad un consulente o ad un terapeuta
quando ritengono
di avere bisogno di un aiuto per superare una prova o un particolare
momento della vita, così come una malattia o
un sintomo che desiderano approcciare in modo non convenzionale”.
Quanto
è importante l'empatia con il cliente? E se non scatta, cosa fare?
“Permettimi
una piccola precisazione: quando un consulente o un terapeuta
lavorano col cuore e le giuste motivazioni, non hanno mai clienti, ma
riceventi.
L’empatia
è molto importante, aiuta ad entrare in stretta comunicazione e
quindi ad accedere con maggiore facilità all’universo di quella
persona. Tuttavia è altrettanto importante
saperla gestire professionalmente senza
farsi coinvolgere dalla specifica realtà del ricevente.
Quando
non scatta è perché forse
è il caso di non procedere con quella persona, su quell’obiettivo
o in quel momento.
Se già all’inizio c’è molta resistenza è in genere segno che
bisogna rallentare e procedere con delicatezza altrimenti si
rischierebbe di fare una forzatura a volte non necessaria il che, in
un discorso di armonia e rispetto, che è alla base di un approccio
spirituale, c’entra proprio poco. Forse il ricevente non è pronto,
forse non è l’approccio specialistico migliore per lui, forse le
sue barriere hanno bisogno di un contributo professionale differente.
Forse, la sua natura, unita alla nostra non da il massimo dell’amore,
o forse ci sono ragioni karmiche che possiamo quantomeno comprendere,
e forse sciogliere, facendo un passo indietro e approcciando il
ricevente e la situazione in chiave diversa. Quindi, in generale,
suggerirei, a meno che non faccia parte della terapia, di non forzare
mai le situazioni e i rapporti. Tutto viene da sé”.
La
medicina olistica può essere considerata una valida cura?
“La
medicina
olistica
è un insieme di metodi
di guarigione orientali
che hanno in comune la stessa visione della persona. Le tecniche o
discipline orientali che ne fanno parte sono considerate in Occidente
sempre più un valido
complemento,
se non addirittura un’efficace
alternativa,
alla medicina allopatica”.
Quali
sono i benefici in termini di salute che può apportare l'olistica?
“I
benefici sono molti sia sul piano della salute
fisica
che sugli altri piani, ovvero emotivo,
psicologico e
spirituale.
Innanzitutto già lo scegliere di adottare una visione “globale”
di se stessi e della realtà porta in un filone di esperienza molto
più tranquillo e sereno.
Adottare nuovi punti di vista, approcciare la malattia o la vita in
chiave di apprendimento più che di vittimismo, l’agire
sulla propria salute e vita in modo naturale, attivo e rispettoso
sono tra i piacevoli benefici di cui si gode in un cammino di questo
tipo”.
Quanto
dura il percorso per un ricevente?
“Dipende
dai suoi obiettivi e motivazioni. Se l’obiettivo è la cura di un
determinato sintomo, direi il tempo tecnico per individuarne la vera
causa e agire su di essa. Trattandosi di un viaggio all’interno di
un essere umano, questo tempo tecnico è
molto variabile
e può essere
fortemente influenzato dalla disponibilità/apertura del ricevente
lungo tutto il percorso.
Se
l’obiettivo è invece legato ad adottare un diverso approccio e
stile di vita, direi che potenzialmente potrebbe essere molto breve
così come lunghissimo, in quanto il viaggio nella medicina
alternativa e nella spiritualità è molto affascinante e
sfaccettato, da divenire un piacevole compagno per tutta la vita. In
quanto l’essere presenti su questa terra è motivato
dall’esperienza con la materia e dall’apprendimento, finché
siamo in vita, ci sono sempre tantissime cose da comprendere e
migliorare. Diciamo che un
ricevente curioso e aperto difficilmente lascerà il mondo olistico.
Cambierà maestri, referenti, consulenti e terapeuti, ma il suo
percorso sarà continuo”.
Durante
il percorso di crescita, il ricevente può subire degli squilibri
emozionali? Voglio dire, inizialmente, può avvertire di sentirsi
peggio?
“Si,
certo può capitare, fa parte del percorso, della gestione del
cambiamento.
A
volte per cambiare abbiamo bisogno di abbattere delle barriere o, per
esempio, lasciare indietro delle convinzioni così come delle parti
di noi. E’ normale che il nostro essere di fronte ad un
cambiamento, benché sulla carta fantastico, si rannicchi un po’
proteggendosi o resistendo ad abbandonare aspetti, anche nascosti,
della propria personalità. E’
naturale che a tratti resistiamo al nuovo. Questa
resistenza, benché spesso inconscia, ostacola il nuovo flusso e ciò
crea una sorta di temporaneo “scontro”
tra due energie differenti.
Di qui i momenti di sconforto o di apparente “peggioramento”. In
realtà si tratta solo di una
fase temporanea,
molto normale e dovuta ad un nuovo, migliore, equilibrio che si sta
generando. Col tempo il ricevente impara a riconoscere questi momenti
e, avendo familiarizzato con i propri meccanismi, può gestirli fin
dal loro affacciarsi impedendone la piena manifestazione. Strada
facendo il rapporto
con noi stessi si affina
talmente tanto che l’Universo non ha più bisogno di “urlare”
per farsi ascoltare da noi, gli basta un sussurro e la nostra anima
si adagia a quel vento di saggezza e amore”.
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