9 febbraio 2011

Venere chiama Marte (e viceversa)!


Il problema principale nel rapporto “uomo donna”, è noto, consiste principalmente nella comunicazione e, prima di tutto, in quella “non verbale”. Se accenno un sorriso, come segno di ringraziamento, ad un automobilista che mi fa attraversare la strada, questo lo fa sentire in diritto di cacciare la testa dal finestrino e di rivolgersi a me con un “a bona!”. Magari seguito anche da uno schiocco di labbra. Quanto disturbo per un semplice sorriso! Questo mi fa pensare che nel mio gesto ci sia stato qualche difetto di trasmissione, un input chiaramente frainteso. Se fosse avvenuto il contrario, se, cioè, l'automobilista fosse stata una donna, la normale reazione di fronte ad un sorriso sarebbe stata quella di abbassare la testa e girare lo sguardo nel senso opposto con fare disinvolto e quasi imbarazzato. Questo solo per citare un esempio un po' banale di quanto accade quotidianamente nei rapporti tra i due sessi. Instaurare una relazione è quanto di più difficile ci possa capitare: significa entrare a far parte di un modo assolutamente nuovo ed, a volte, lontanissimo dal nostro. Sopratutto tra soggetti più adulti, con abitudini ormai consolidate, un carattere ben formato ed una personalità che difficilmente cede al compromesso, vi renderete conto che, entrare a far parte del mondo dell'altro, senza sconvolgerlo, né risultargli odiosi, diventa un'impresa ardua! E, chiaramente, questo non è un problema che riguarda solo le donne, ma entrambi i generi. Perché, vedete, la maggior parte delle volte noi donne abbiamo la presunzione di ritenere di non essere “capite” e questo a causa di una serie di “mancanze” degli uomini, che non ci ascoltano, che non hanno la necessaria sensibilità, che non ci concedono le giuste attenzioni. Ma non sarà che siamo un po' egocentriche?! Vorremmo che loro si conformassero al nostro modo di “sentire”, alle nostre necessità, che diventassero un po' come noi, senza tenere in alcun conto le loro di esigenze: è come se ritenessimo di essere le detentrici dell'unica Verità. Ma, noi, siamo in grado di capire gli uomini?! Cosa più grave, crediamo che questo atteggiamento rappresenti la maniera più corretta per “amare”, senza renderci conto, invece, che spesso tendiamo soltanto ad “educare” l'altro a quello che è il nostro modo di fare. Ci “innamoriamo” di una persona: questo dovrebbe voler dire che ne apprezziamo certe qualità e la maggior parte degli atteggiamenti. Invece, no, ce ne innamoriamo per “cambiarla”. Prendiamo un tipo, uno qualsiasi che capita sul nostro cammino, decidiamo che quello deve essere l'uomo della nostra vita, ma, per esserlo deve conformarsi a tutta una serie di parametri che riteniamo opportuni. Quindi, due sono le strade percorribili: o decidiamo di innamorarci solo di soggetti che siano già in possesso di tutte le qualità a cui aspiriamo nel nostro compagno, oppure...dobbiamo cambiarlo! Diventa una vera e propria sfida con noi stesse. E, qualora, dopo lotte estenuanti, dovessimo davvero riuscire nell'impresa, ci lamentiamo (un classico) perché “non è più quello di una volta”. Il venir meno del mordente, fa venire meno anche il nostro interesse: questo è il primo campanello d'allarme che dovrebbe farci capire che il nostro comportamento è sbagliato. Prima di tutto, per amare “correttamente” l'altro dovremmo amare noi stessi. Si tratta di essere un po' egoisti, ma nel senso positivo del termine, perché chi non prova felicità, difficilmente potrà trasmetterla ad un'altra persona. Quando raggiungi un senso di armonia con te stesso, puoi metterti anche al servizio dell'altro e lo farai in maniera disinteressata, per un tuo piacere, non lo vivrai come un sacrificio o, peggio, come un obbligo. La tua gioia sarà tale, che sentirai la necessità di riversarla anche sull'altro, diventerai “altruista” automaticamente. In secondo luogo, bisogna attuare una distinzione tra l'Amore-Bisogno e l'Amore-Dono (cfr. C.S. Lewis): se vivi il tuo amore come una necessità, come un mezzo per colmare una mancanza, tenderai sempre a manipolare l'altra persona, a renderla succube, a plasmarla, perché la dipendenza che lega l'altro a te ti fa sentire forte ed appaga (seppur momentaneamente) le tue carenze. L'amore non è dentro di te, così pretendi che l'altro ti dia amore. Una persona “matura”, che ha raggiunto un sufficiente grado di beatitudine con se stessa, invece, è in grado di “dare”: in questo caso l'amore non rappresenta più un bisogno, ma una condivisione.
Quando una persona è “matura” riesce a donare amore senza vincoli, non si aspetta riconoscimenti, prova piacere per il solo fatto che l'altro abbia “accettato” il suo amore. E' questo il miracolo più grande: quando due persone sufficientemente mature si incontrano, sono insieme a tal punto da diventare simili; non hanno più bisogno di manipolare o di dominare l'altro. Sono “uno”, pur mantenendo la propria individualità che, nel frattempo si è arricchita e rafforzata. Il Buddha diceva che l'Amore è fatto di una materia che si chiama “comprensione”: se non comprendo l'altro, se non tengo conto delle sue sofferenze, delle sue difficoltà e delle sue speranze, non posso amarlo. Se ami qualcuno, dovresti essere in grado di ascoltarlo a fondo; è proprio perché non l'hai ascoltato che, magari, in passato, l'hai fatto soffrire varie volte. La maggior parte di noi è impegnata a realizzare i propri progetti, a seguire i propri affari quotidiani: difficilmente troviamo il tempo per sederci e dare ascolto all'altro, senza che la nostra mente sia invasa da pensieri disturbatori. Quindi dovremmo riuscire a trovare un po' di tempo da dedicare all'altro per ascoltarlo e non interromperlo mentre parla, anche se ci rendiamo conto che il suo discorso è pieno di percezioni erronee. Interrompere il nostro compagno mentre sta mettendo a nudo le sue emozioni, significa fargli assumere un atteggiamento di difesa e questo interromperebbe la comunicazione. La maggior parte delle incomprensioni in una coppia nasce proprio dalle “percezioni erronee”, del tipo: io dico una cosa a te arriva un significato assolutamente diverso. E questo perché, non ascoltando mai davvero profondamente, siamo spesso condizionati dai suggerimenti della nostra personalità che tende a “metterci in guardia”, a valutare le parole dell'altro come un pericolo. Quando saremo in grado di ascoltare l'altro profondamente, ci renderemo conto che anche noi abbiamo commesso molti errori, perché non siamo stati in grado di comprenderlo; nascerà in noi la compassione ed il desiderio di far rinascere la nostra relazione e di rinnovarla. Di solito, quando ci sentiamo feriti, siamo convinti che la nostra sofferenza sia stata causata dall'altro e, quindi, vogliamo dimostrare a tutti i costi di non avere bisogno di lui, di poter vivere bene anche senza. Anche se tenta di avvicinarsi, lo allontaniamo per punirlo di aver osato farci una cosa del genere! La prossima volta che capiterà, invece, proviamo ad andare dall'altro e chiediamo il suo aiuto. Manteniamo aperta la comunicazione ed impegniamoci a rimuovere le percezioni erronee. Solo così saremo in grado di alimentare il nostro amore.

4 commenti:

  1. Anche nell'amore, così come in tutte le altre cose contano molto le nostre VERE motivazioni di base. Se "ammaestriamo" un essere umano per colmare dei vuoti o illuderci di realizzare il nostro sogno di principesse, è naturale che non otterremo niente di nemmeno lontanamente simile alla serenità.
    Se invece scegliamo compagno per le sue caratteristiche personali e per il potenziale che potrebbe risvegliare in noi e viceversa, allora, molto più probabilmente avreno una relazione di successo dove ci si aiuterà reciprocamente a crescere e migiorare.
    Inutile dire che i tempi brutti e difficili non risparmiano nessuno, sarà allora che verrà richiesto di ricordare e radicarsi nelle vere motivazioni del nostro amore. Quello sarà il cemento che terrà insieme la coppia quando il vento soffierà forte. Per fare tutto ciò è importante non spersonalizzarsi e allo stesso tempo mettersi in comunicazione e servizio dell'altro. Con questo spero di avere aggiunto qualche spunto di riflessione a questo bel post. :)

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  2. Cara Francesca,mi trovo molto d'accordo in diversi passaggi.
    Molte volte basterebbe un pò di comprensione e la volontà di capire le
    difficoltà e i problemi (non solo le gioie) del partner.
    Voi donne non dovreste avere la presunzione di cambiare il vostro uomo
    e noi uomini non dovremmo essere troppo superficiali.
    Comunque ottimo articolo.Non mi aspettavo tanta autocritica.
    Complimenti!

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  3. Grazie Paola! E' chiaro che aggiungi sempre un "qualcosa in più" e di questo ti sono grata! Non posso che trovarmi d'accordo con te: è una "presunzione" piuttosto comune quella di scegliere un compagno e poi pretendere che abbia le qualità che cerchiamo o che segua i nostri stessi obiettivi! Sai quante volte mi capita che alcune amiche si lamentino dei propri fidanzati?! Ed io dico a tutte la stessa cosa: "se non vi sta bene, cambiate! Ma non esaurite il poverino!". Insomma, io credo che, come in tutte le cose (a parte casi limite, s'intende), la verità non stia mai da una sola parte, non ci sia mai una persona che ha "assolutamente torto" e l'altra che ha "assolutamente ragione". E' una questione di complementarietà, o di feeling, se preferisci. Se manca, con chi vogliamo prendercela?! Certe volte ci uniamo a qualcuno perchè ci sientiamo soli e finiamo con l'essere soli in due...

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  4. Angelo, sono contenta che tu abbia apprezzato la mia analisi "oggettiva"! Certo, ammetto che non sempre è facile mettere in pratica questo tipo di comportamento "comprensivo", neanche per me. Ci sono alcune volte in cui, quando gli atteggiamenti di un uomo sono difformi da come vorrei o come mi aspetto, sclero anche io! Però l'amore è fatto anche di "conoscenza": quando riesci ad entrare nel mondo dell'altra persona ed a comprenderla, piano i piano i motivi per cui arrabbiarsi diminuiscono. E subentra un sentimento di tenerezza e di "compassione".

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