17 febbraio 2011

Lo ammetto, sono un po' Larch!

Klimt-Donna con i fiori
Che non è una brutta parola, intendiamoci! Si tratta del primo fiore di Bach in cui mi sono identificata, o, meglio, in cui mi hanno identificata! Cito testualmente: “[...]Di questo te ne darei a litri!” Come sempre Paola, la mia guida, mi dimostra la sua fiducia incondizionata. Lo ammetto, ero un po' Larch, anche se, in quel momento, non me ne rendevo conto. Continuavo a nascondermi dietro alibi inconfessati del tipo che mi mancavano le opportunità, invece no, ero solo un po' Larch! Per aiutarvi a comprendere, riporto la descrizione che Bach fa di questo fiore, il tipo di persona a cui lo riferisce, premettendo che si trova nella categoria “scoraggiamento o disperazione”: “Per coloro che si credono meno abili o capaci di quelli che li circondano, che si aspettano di fallire, che sentono di non poter raggiungere il successo e così non rischiano mai o non fanno abbastanza sforzi per riuscire.” Come abbiamo imparato a capire, ritrovarsi nella descrizione di un fiore non è sempre facile, bisogna prima di tutto fare un viaggio dentro se stessi per comprendere profondamente qual è la mancanza che avvertiamo in quel momento e, successivamente, scorrere il significato di tutti i fiori che si riferiscono a quel determinato stato di malessere, non limitandosi, però, ad una lettura superficiale, ma cercando di interpretarne il significato e di adattarlo a noi stessi. Quando ho letto le caratteristiche del Larch la prima volta, infatti, non mi ci sono rivista per niente: attraversavo una fase di scoraggiamento, si, ma non di “disperazione”! Ad ogni modo, non avevo mai avuto problemi di autostima, figuriamoci a pensare di sentirmi “meno abile” di qualcun altro, proprio io che ho sempre professato che tutto si potesse imparare (purché si abbia un' intelligenza media)! No, no, quella catalogazione di me non mi convinceva proprio...Non mi aspettavo certo di fallire, inoltre! Mi ha sempre caratterizzata un grande determinazione nel raggiungimento degli obiettivi che mi prefiggo ed una tendenza alla perfezione quasi demoralizzante, figuriamoci se prendo in considerazione a priori la possibilità di un fallimento! C'era davvero qualcosa che non mi quadrava...Ma, allora, perché Paola mi ci avrebbe fatto fare il bagno nel Larch, tipo vasca di Lourdes?! Non convinta, decisi di analizzare brevemente la mia vita, così come si svolgeva in quel momento: ero appena tornata dal mio viaggio in Egitto ed, effettivamente mi sentivo un po' giù di morale, ma questo lo attribuivo alla mia classica “depressione post vacanza” (che noia dover ritornare alla quotidianità!); avevo un lavoro, seppur part time e “precario” e, forse, questo, mi teneva un po' alle corde, ma, dopotutto, era pur sempre meglio che rimanere a casa a fare niente; gli amici, anche quelli non mi mancavano, anche se, ultimamente, cominciavo ad avvertire il “peso” di alcuni tipi di rapporto; iniziavo a praticare i miei primi esercizi di visualizzazione con Paola, alcuni riuscivo a portarli a termine con un pochino di sforzo, di altri, invece, proprio non ne volevo sapere, così li mettevo da parte, confidando di riprenderli in un momento migliore. Insomma, calma piatta a China Town! Ma qual era il denominatore comune tra tutte queste situazioni?! Pensa e ripensa...Eureka! Non ero in grado di prendere delle posizioni, non consentivo alle situazioni che caratterizzavano la mia vita in quel momento di “fluire”, di andare avanti, impedivo al cambiamento di entrare. Ed era questo che mi scoraggiava, che mi faceva sentire, forse, anche un po' “disperata”! Comprendevo di non piacermi, non apprezzavo più quello che mi circondava, ma avevo la sensazione di essere imprigionata in una stanza vuota senza porte né finestre; non riuscivo a “vedere” cosa impedisse alla mia vita di avere una svolta ed percepivo un'immagine di me simile a quella di un'inferma di mente che sbatte a ripetizione la testa contro il muro. Il mio deterrente consisteva innanzitutto nella paura di assumermi il rischio di scegliere, di accettare le conseguenze che una mia presa di posizione, con me stessa e con gli altri, avrebbe portato. Anche la mia tendenza alla “perfezione” (o, al perfezionismo) era tutta tesa a questo: avevo effettivamente “paura di fallire” per cui aspettavo che le cose “accadessero” (in caso di “sconfitta”, non sarebbe stata colpa mia, era “successo”), senza fare alcuno sforzo per indurle. Un po' come con gli esercizi di visualizzazione: quelli che non riuscivo a fare li posavo sul comodino, confidando in “tempi migliori”, come se fosse stato possibile che un giorno mi svegliassi e, toh, l'esercizio era riuscito senza che avessi dovuto fare alcuno sforzo. Una “miracolata”, praticamente! E così anche per gli altri aspetti della mia vita: un lavoro che non mi gratificava, ma che non avevo il coraggio di lasciare (poi, lui ha “abbandonato” me!); l'avversione per la routine a cui, però, non apportavo alcun elemento di “novità”; rapporti “disequilibrati” che subivo passivamente. E' stato in quel momento che ho capito che la paura del fallimento mi stava facendo già fallire ed, a quel punto, provvidenzialmente, è intervenuto “SuperLarch”! Oggi ringrazio un milione di volte Paola che ha saputo guardare a fondo in me, più di quanto non riuscissi a fare io stessa e ad indicarmi la strada giusta; ho cambiato (stavo per scrivere “sono cambiate”, ma mi sono immediatamente corretta! Il cambiamento è avvenuto grazie a me, non passivamente!) tante cose nella mia vita e sono riuscita a migliorarla, o, quantomeno, a renderla più simile a me. Ho assunto un nuovo spirito critico nei confronti di quello che mi succede: ogni cambiamento non è mai fine a se stesso, serve sempre a condurti lungo il cammino che devi seguire; questo mi aiuta anche ad affrontare con maggiore positività le situazioni in cui mi trovo e che non posso modificare, ma posso “indirizzarle” e “sfruttarle” a mio vantaggio. Volete un esempio?! Ho perso il lavoro ed ho talmente tanto tempo a disposizione che posso finalmente dedicarmi alle attività che mi piacciono, come lo yoga, come questo blog. E non mi interessa se la solita vocina nel cervello ogni tanto mi suggerisca di lasciar perdere, che non sto andando da nessuna parte, perché per il momento, appago due piaceri: la voglia di scrivere e quella di riuscire, finalmente, a “produrre cambiamenti”. E, credetemi, non c'è nulla di più gratificante che vincere su stessi!
Ma il cammino è ancora lungo...

1 commento:

  1. "..non c'è nulla di più gratificante che vincere su stessi!"
    :)) il camino è ancora lungo per tutti, Franci, l'importante è iniziare e percorrerlo con costanza, umiltà e passione, il resto viene da sè. Un bacio e tanti auguri per il tuo futuro..

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