Il
problema principale nel rapporto “uomo
donna”, è
noto, consiste principalmente nella comunicazione
e, prima di tutto, in quella “non verbale”. Se accenno un
sorriso, come segno di ringraziamento, ad un automobilista che mi fa
attraversare la strada, questo lo fa sentire in diritto di cacciare
la testa dal finestrino e di rivolgersi a me con un “a bona!”.
Magari seguito anche da uno schiocco di labbra. Quanto disturbo per
un semplice sorriso! Questo mi fa pensare che nel mio gesto ci sia
stato qualche difetto di trasmissione,
un input chiaramente frainteso. Se fosse avvenuto il contrario, se,
cioè, l'automobilista fosse stata una donna, la normale reazione di
fronte ad un sorriso sarebbe stata quella di abbassare la testa e
girare lo sguardo nel senso opposto con fare disinvolto e quasi
imbarazzato. Questo solo per citare un esempio un po' banale di
quanto accade quotidianamente nei rapporti tra i due sessi.
Instaurare una relazione
è quanto di più difficile ci possa capitare: significa entrare a
far parte di un modo assolutamente nuovo ed, a volte, lontanissimo
dal nostro. Sopratutto tra soggetti più adulti, con abitudini ormai
consolidate, un carattere ben formato ed una personalità che
difficilmente cede al compromesso, vi renderete conto che, entrare a
far parte del mondo dell'altro, senza sconvolgerlo, né risultargli
odiosi, diventa un'impresa ardua! E, chiaramente, questo non è un
problema che riguarda solo le donne, ma entrambi i generi. Perché,
vedete, la maggior parte delle volte noi
donne abbiamo la presunzione di ritenere di non essere “capite”
e questo a causa di una serie di “mancanze” degli uomini, che non
ci ascoltano, che non hanno la necessaria sensibilità, che non ci
concedono le giuste attenzioni. Ma non sarà che siamo un po'
egocentriche?! Vorremmo che loro si conformassero al nostro modo di
“sentire”, alle nostre necessità, che diventassero un po' come
noi, senza tenere in alcun conto le loro di esigenze: è come se
ritenessimo di essere le detentrici dell'unica Verità. Ma,
noi, siamo in grado di capire gli uomini?!
Cosa più grave, crediamo che questo atteggiamento rappresenti la
maniera più corretta per “amare”, senza renderci conto, invece,
che spesso tendiamo soltanto ad “educare” l'altro a quello che è
il nostro modo di fare. Ci “innamoriamo” di una persona: questo
dovrebbe voler dire che ne apprezziamo certe qualità e la maggior
parte degli atteggiamenti. Invece, no, ce ne innamoriamo per
“cambiarla”.
Prendiamo un tipo, uno qualsiasi che capita sul nostro cammino,
decidiamo che quello deve essere l'uomo della nostra vita, ma, per
esserlo deve conformarsi a tutta una serie di parametri che riteniamo
opportuni. Quindi, due sono le strade percorribili: o decidiamo di
innamorarci solo di soggetti che siano già in possesso di tutte le
qualità a cui aspiriamo nel nostro compagno, oppure...dobbiamo
cambiarlo! Diventa una vera e propria sfida con noi stesse. E,
qualora, dopo lotte estenuanti, dovessimo davvero riuscire
nell'impresa, ci lamentiamo (un classico) perché “non è più
quello di una volta”. Il venir meno del mordente, fa venire meno
anche il nostro interesse: questo è il primo campanello d'allarme
che dovrebbe farci capire che il nostro comportamento è sbagliato.
Prima di tutto, per amare “correttamente”
l'altro dovremmo amare noi stessi.
Si tratta di essere un po' egoisti, ma nel senso positivo del
termine, perché chi non prova felicità, difficilmente potrà
trasmetterla ad un'altra persona. Quando raggiungi un senso
di armonia con te stesso,
puoi metterti anche al servizio dell'altro e lo farai in maniera
disinteressata, per un tuo piacere, non lo vivrai come un sacrificio
o, peggio, come un obbligo. La tua gioia sarà tale, che sentirai la
necessità di riversarla anche sull'altro, diventerai “altruista”
automaticamente. In secondo luogo, bisogna attuare una distinzione
tra l'Amore-Bisogno
e l'Amore-Dono
(cfr. C.S. Lewis): se vivi il tuo amore come una necessità, come un
mezzo per colmare una mancanza, tenderai sempre a manipolare l'altra
persona, a renderla succube, a plasmarla, perché la dipendenza che
lega l'altro a te ti fa sentire forte ed appaga (seppur
momentaneamente) le tue carenze. L'amore
non è dentro di te, così pretendi che l'altro ti dia amore.
Una persona “matura”, che ha raggiunto un sufficiente grado di
beatitudine con se stessa, invece, è in grado di “dare”: in
questo caso l'amore non rappresenta più un bisogno, ma una
condivisione.
Quando
una persona è “matura” riesce a donare amore senza vincoli, non
si aspetta riconoscimenti, prova piacere per il solo fatto che
l'altro abbia “accettato” il suo amore. E' questo il miracolo più
grande: quando due persone sufficientemente mature si incontrano,
sono insieme a tal punto da diventare simili;
non hanno più bisogno di manipolare o di dominare l'altro. Sono
“uno”, pur mantenendo la propria individualità
che, nel frattempo si è arricchita e rafforzata. Il Buddha diceva
che l'Amore è fatto di una materia che si
chiama “comprensione”:
se non comprendo l'altro, se non tengo conto delle sue sofferenze,
delle sue difficoltà e delle sue speranze, non posso amarlo. Se ami
qualcuno, dovresti essere in grado di ascoltarlo a fondo; è proprio
perché non l'hai ascoltato che, magari, in passato, l'hai fatto
soffrire varie volte. La maggior parte di noi è impegnata a
realizzare i propri progetti, a seguire i propri affari quotidiani:
difficilmente troviamo il tempo per sederci e dare ascolto all'altro,
senza che la nostra mente sia invasa da pensieri disturbatori. Quindi
dovremmo riuscire a trovare un po' di tempo da dedicare all'altro per
ascoltarlo e non interromperlo mentre parla, anche se ci rendiamo
conto che il suo discorso è pieno di percezioni erronee.
Interrompere il nostro compagno mentre sta mettendo a nudo le sue
emozioni, significa fargli assumere un atteggiamento di difesa e
questo interromperebbe la comunicazione.
La maggior parte delle incomprensioni in una coppia nasce proprio
dalle “percezioni erronee”,
del tipo: io dico una cosa a te arriva un significato assolutamente
diverso. E questo perché, non ascoltando mai davvero profondamente,
siamo spesso condizionati dai suggerimenti della nostra personalità
che tende a “metterci in guardia”, a valutare le parole
dell'altro come un pericolo. Quando saremo in grado di ascoltare
l'altro profondamente, ci renderemo conto che anche
noi abbiamo commesso molti errori,
perché non siamo stati in grado di comprenderlo; nascerà in noi la
compassione ed il desiderio di far rinascere la nostra relazione e di
rinnovarla. Di solito, quando ci sentiamo feriti, siamo convinti che
la nostra sofferenza sia stata causata dall'altro e, quindi, vogliamo
dimostrare a tutti i costi di non avere bisogno di lui, di poter
vivere bene anche senza. Anche se tenta di avvicinarsi, lo
allontaniamo per punirlo di aver osato farci una cosa del genere! La
prossima volta che capiterà, invece, proviamo ad andare dall'altro e
chiediamo il suo aiuto.
Manteniamo aperta la comunicazione ed
impegniamoci a rimuovere le percezioni erronee.
Solo così saremo in grado di alimentare il nostro amore.
Anche nell'amore, così come in tutte le altre cose contano molto le nostre VERE motivazioni di base. Se "ammaestriamo" un essere umano per colmare dei vuoti o illuderci di realizzare il nostro sogno di principesse, è naturale che non otterremo niente di nemmeno lontanamente simile alla serenità.
RispondiEliminaSe invece scegliamo compagno per le sue caratteristiche personali e per il potenziale che potrebbe risvegliare in noi e viceversa, allora, molto più probabilmente avreno una relazione di successo dove ci si aiuterà reciprocamente a crescere e migiorare.
Inutile dire che i tempi brutti e difficili non risparmiano nessuno, sarà allora che verrà richiesto di ricordare e radicarsi nelle vere motivazioni del nostro amore. Quello sarà il cemento che terrà insieme la coppia quando il vento soffierà forte. Per fare tutto ciò è importante non spersonalizzarsi e allo stesso tempo mettersi in comunicazione e servizio dell'altro. Con questo spero di avere aggiunto qualche spunto di riflessione a questo bel post. :)
Cara Francesca,mi trovo molto d'accordo in diversi passaggi.
RispondiEliminaMolte volte basterebbe un pò di comprensione e la volontà di capire le
difficoltà e i problemi (non solo le gioie) del partner.
Voi donne non dovreste avere la presunzione di cambiare il vostro uomo
e noi uomini non dovremmo essere troppo superficiali.
Comunque ottimo articolo.Non mi aspettavo tanta autocritica.
Complimenti!
Grazie Paola! E' chiaro che aggiungi sempre un "qualcosa in più" e di questo ti sono grata! Non posso che trovarmi d'accordo con te: è una "presunzione" piuttosto comune quella di scegliere un compagno e poi pretendere che abbia le qualità che cerchiamo o che segua i nostri stessi obiettivi! Sai quante volte mi capita che alcune amiche si lamentino dei propri fidanzati?! Ed io dico a tutte la stessa cosa: "se non vi sta bene, cambiate! Ma non esaurite il poverino!". Insomma, io credo che, come in tutte le cose (a parte casi limite, s'intende), la verità non stia mai da una sola parte, non ci sia mai una persona che ha "assolutamente torto" e l'altra che ha "assolutamente ragione". E' una questione di complementarietà, o di feeling, se preferisci. Se manca, con chi vogliamo prendercela?! Certe volte ci uniamo a qualcuno perchè ci sientiamo soli e finiamo con l'essere soli in due...
RispondiEliminaAngelo, sono contenta che tu abbia apprezzato la mia analisi "oggettiva"! Certo, ammetto che non sempre è facile mettere in pratica questo tipo di comportamento "comprensivo", neanche per me. Ci sono alcune volte in cui, quando gli atteggiamenti di un uomo sono difformi da come vorrei o come mi aspetto, sclero anche io! Però l'amore è fatto anche di "conoscenza": quando riesci ad entrare nel mondo dell'altra persona ed a comprenderla, piano i piano i motivi per cui arrabbiarsi diminuiscono. E subentra un sentimento di tenerezza e di "compassione".
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