Klimt-Donna con i fiori |
Che
non è una brutta parola, intendiamoci! Si tratta del primo fiore di Bach in cui mi sono identificata, o, meglio, in cui mi hanno
identificata! Cito testualmente: “[...]Di questo te ne darei a
litri!” Come sempre Paola, la mia guida, mi dimostra la sua fiducia
incondizionata. Lo ammetto, ero un po' Larch,
anche se, in quel momento, non me ne rendevo conto. Continuavo a
nascondermi dietro alibi inconfessati del tipo che mi mancavano le
opportunità, invece no, ero solo un po' Larch! Per aiutarvi a
comprendere, riporto la descrizione che Bach
fa di questo fiore, il tipo di persona a cui lo riferisce,
premettendo che si trova nella categoria “scoraggiamento
o disperazione”:
“Per coloro che si credono meno abili o
capaci di quelli che li circondano, che si aspettano di fallire, che
sentono di non poter raggiungere il successo e così non rischiano
mai o non fanno abbastanza sforzi per riuscire.”
Come abbiamo imparato a capire, ritrovarsi nella descrizione di un
fiore non è sempre facile, bisogna prima di tutto fare un viaggio
dentro se stessi per comprendere profondamente qual è la mancanza
che avvertiamo in quel momento e, successivamente, scorrere il
significato di tutti i fiori che si riferiscono a quel determinato
stato di malessere, non limitandosi, però, ad una lettura
superficiale, ma cercando di interpretarne il significato e di
adattarlo a noi stessi. Quando ho letto le caratteristiche del Larch
la prima volta, infatti, non mi ci sono rivista per niente:
attraversavo una fase di scoraggiamento, si, ma non di
“disperazione”! Ad ogni modo, non avevo mai avuto problemi di
autostima, figuriamoci a pensare di sentirmi “meno abile” di
qualcun altro, proprio io che ho sempre professato che tutto si
potesse imparare (purché si abbia un' intelligenza media)! No, no,
quella catalogazione di me non mi convinceva proprio...Non mi
aspettavo certo di fallire, inoltre! Mi ha sempre caratterizzata un
grande determinazione nel raggiungimento degli obiettivi che mi
prefiggo ed una tendenza alla perfezione quasi demoralizzante,
figuriamoci se prendo in considerazione a priori la possibilità di
un fallimento! C'era davvero qualcosa che non mi quadrava...Ma,
allora, perché Paola mi ci avrebbe fatto fare il bagno nel Larch,
tipo vasca di Lourdes?! Non convinta, decisi di analizzare brevemente
la mia vita, così come si svolgeva in quel momento: ero appena
tornata dal mio viaggio in Egitto ed, effettivamente mi sentivo un
po' giù di morale, ma questo lo attribuivo alla mia classica
“depressione post vacanza” (che noia dover ritornare alla
quotidianità!); avevo un lavoro, seppur part time e “precario”
e, forse, questo, mi teneva un po' alle corde, ma, dopotutto, era pur
sempre meglio che rimanere a casa a fare niente; gli amici, anche
quelli non mi mancavano, anche se, ultimamente, cominciavo ad
avvertire il “peso” di alcuni tipi di rapporto; iniziavo a
praticare i miei primi esercizi di visualizzazione con Paola, alcuni
riuscivo a portarli a termine con un pochino di sforzo, di altri,
invece, proprio non ne volevo sapere, così li mettevo da parte,
confidando di riprenderli in un momento migliore. Insomma, calma
piatta a China Town! Ma qual era il denominatore comune tra tutte
queste situazioni?! Pensa e ripensa...Eureka! Non ero in grado di
prendere delle posizioni, non consentivo alle situazioni che
caratterizzavano la mia vita in quel momento di “fluire”, di
andare avanti, impedivo al cambiamento di entrare. Ed era questo che
mi scoraggiava, che mi faceva sentire, forse, anche un po'
“disperata”! Comprendevo di non piacermi, non apprezzavo più
quello che mi circondava, ma avevo la sensazione di essere
imprigionata in una stanza vuota senza
porte né finestre;
non riuscivo a “vedere” cosa impedisse alla mia vita di avere una
svolta ed percepivo un'immagine di me simile a quella di un'inferma
di mente che sbatte a ripetizione la testa contro il muro. Il mio
deterrente consisteva innanzitutto nella paura di assumermi il
rischio di scegliere, di accettare le conseguenze che una mia presa
di posizione, con me stessa e con gli altri, avrebbe portato. Anche
la mia tendenza alla “perfezione” (o, al perfezionismo) era tutta
tesa a questo: avevo effettivamente “paura di fallire” per cui
aspettavo che le cose “accadessero” (in caso di “sconfitta”,
non sarebbe stata colpa mia, era “successo”), senza fare alcuno
sforzo per indurle. Un po' come con gli esercizi di visualizzazione:
quelli che non riuscivo a fare li posavo sul comodino, confidando in
“tempi migliori”, come se fosse stato possibile che un giorno mi
svegliassi e, toh, l'esercizio era riuscito senza che avessi dovuto
fare alcuno sforzo. Una “miracolata”, praticamente! E così anche
per gli altri aspetti della mia vita: un lavoro che non mi
gratificava, ma che non avevo il coraggio di lasciare (poi, lui ha
“abbandonato” me!); l'avversione per la routine a cui, però, non
apportavo alcun elemento di “novità”; rapporti “disequilibrati”
che subivo passivamente. E' stato in quel momento che ho capito che
la paura del fallimento mi stava facendo
già fallire
ed, a quel punto, provvidenzialmente, è intervenuto “SuperLarch”!
Oggi ringrazio un milione di volte Paola che ha saputo guardare a
fondo in me, più di quanto non riuscissi a fare io stessa e ad
indicarmi la strada giusta; ho cambiato
(stavo
per scrivere “sono
cambiate”,
ma mi sono immediatamente corretta! Il cambiamento è avvenuto grazie
a me, non passivamente!) tante cose nella mia vita e sono riuscita a
migliorarla, o, quantomeno, a renderla più
simile a me.
Ho assunto un nuovo spirito critico nei confronti di quello che mi
succede: ogni cambiamento non è mai fine a se stesso, serve sempre a
condurti lungo il cammino che devi seguire; questo mi aiuta anche ad
affrontare con maggiore positività le
situazioni in cui mi trovo e che non posso modificare, ma posso
“indirizzarle” e “sfruttarle” a mio vantaggio.
Volete un esempio?! Ho perso il lavoro ed ho talmente tanto tempo a
disposizione che posso finalmente dedicarmi alle attività che mi
piacciono, come lo yoga, come questo blog. E non mi interessa se la
solita vocina nel cervello ogni tanto mi suggerisca di lasciar
perdere, che non sto andando da nessuna parte, perché per il
momento, appago due piaceri: la voglia di scrivere e quella di
riuscire, finalmente, a “produrre cambiamenti”. E, credetemi, non
c'è nulla di più gratificante che vincere su stessi!
Ma
il cammino è ancora lungo...
"..non c'è nulla di più gratificante che vincere su stessi!"
RispondiElimina:)) il camino è ancora lungo per tutti, Franci, l'importante è iniziare e percorrerlo con costanza, umiltà e passione, il resto viene da sè. Un bacio e tanti auguri per il tuo futuro..