23 marzo 2011

Crescita personale e spirituale: da dove partire?


Come definire la vera spiritualità? Quando il nostro spirito comincia a splendere, a penetrare col suo amore e con la sua luce tutte le cellule del nostro organismo per armonizzarle e farle cantare all'unisono, allora si, siamo realmente uno spiritualista. La vera spiritualità è il sole che agisce sulla terra, è lo spirito che vivifica e anima il nostro corpo, finché la luce, la pace e la pienezza vengono ad abitare in noi.” (Omraam Aivanhov)

E' da un po' di giorni che mi frulla in testa una domanda: cosa consigliare ad un'amica che mi chiede come iniziare un percorso di crescita personale e spirituale? Quando Carla (nome di fantasia) mi ha posto questo quesito mi sono sentita un po' spiazzata perché, anche a voler andare a ritroso con la memoria, come potevo essere in grado di spiegarle in che modo è iniziata la mia nuova consapevolezza? Avvertivo la sua brama di conoscenza e rivedevo me, qualche tempo prima, la stessa mancanza di orientamento. Nel mio caso, tutto è avvenuto molto gradualmente, direi addirittura negli anni, ed è partito da un sano interesse nei confronti del mondo dell'invisibile. A quei tempi ero poco più di una ragazzina, ma mi sentivo già affascinata dalla religione (ma non da quella che ti insegnano a scuola), dagli Angeli, dai codici trovati su antiche iscrizioni in pietra, dalle pergamene custodi dei Vangeli mai riconosciuti dalla Chiesa. E così è iniziato il mio percorso, timidamente, attraverso la lettura e la curiosità. Non potevo accettare che tutta la spiritualità si risolvesse in una serie di regole rigide da seguire pedissequamente senza capirne il senso: devi dire le preghiere, il venerdì non devi mangiare pesce, tieni le mani giunte in Chiesa... Ma perché?! Per compiacere un Dio borioso che mi guarda e mi ammonisce dall'alto dei cieli? Inaccettabile. Beh, con gli anni mi sono resa conto che, se c'era un modo sbrigativo per allontanare i giovani dalla spiritualità, la Chiesa l'aveva trovato! Eppure dentro di me avvertivo fortemente il bisogno ed il desiderio di crescere spiritualmente, ma di una spiritualità che potessi percepire, da cui potessi essere coinvolta e di cui potessi sentirmi convinta e contenta.
Non avendo incontrato (o, non avendo “cercato”) nessuno che mi guidasse e mi supportasse in questa ricerca, per molto tempo l'ho messa da parte , credendo di aver trovato, in definitiva, tutte le risposte possibili ad una domanda che non prevede risposta. La mia “indagine” era arrivata ad un punto morto in cui non potevo definirmi una “credente”, ma, tuttavia, continuavo a pregare ogni sera, o, ogni volta che ne avessi bisogno, in una sorta di “non è vero ma ci credo”.

Ma può davvero esaurirsi a questo la religione, ad una specie di “esercizio antisfiga” per rabbonire le forze dell'Universo? Deprimente. Sono rimasta sospesa in questa specie di limbo della fede per parecchio tempo, fino a quando non ha cominciato di nuovo a scalpitare in me un senso di inquietudine e di vuoto. Mi sentivo mancante di qualcosa, avvertivo un reale bisogno di trovare al mio interno delle certezze da cui trarre forza ed ispirazione; non cercavo un palliativo a cui aggrapparmi nei momenti di difficoltà, ma una nuova energia che aiutasse il mio essere a svilupparsi ogni giorno. E' stato in quel momento che ho conosciuto Paola, tra l'altro in occasione di un viaggio rimandato più e più volte e parecchio dibattuto (un caso!?) e, dopo di lei, sono cominciate a comparire nella mia vita una serie di persone che hanno contribuito tutte ad orientarmi verso la stessa direzione. 
Ecco come è iniziata per me. 
Oggi difendo una spiritualità scaturita dal connubio della parte migliore di ciascuna religione, un'accezione molto personale che non sarei capace di declamare in una pubblica piazza per fare proseliti e sono in continua scoperta ed alla ricerca di certezze.
Quindi, ancora non sono in grado di rispondere alla domanda di Carla, perché ritengo che il percorso di crescita non sia univoco per tutti: ciascuno dovrebbe impegnarsi per riuscire ad individuare il proprio, secondo lo stadio di consapevolezza a cui è giunto. E partire da lì, cosciente che destreggiarsi in un argomento così vasto e vario non è affatto semplice: all'inizio ogni notizia, qualunque informazione sembra attendibile. Può essere buona la prima, ma giusta anche la reciproca.
E' per questo motivo che come primo consiglio direi a Carla di affidarsi ad un buon Counselor Olistico, che, tenendo conto delle sue predisposizioni, la sappia guidare e sia in grado di lavorare sulla sua “parte sana” per darle una nuova consapevolezza di se stessa. Questo perché, benché possa sembrare facile, lavorare su se stessi è molto delicato in quanto la conoscenza di sé può dar luogo, almeno inizialmente, a conflitti, a paure e a disequilibri emozionali. Conoscersi significa accettare di rimettersi in gioco, accogliere la propria parte debole, autoguarirsi (sembra assurdo, ma la parola “autoguarigione” non è contemplata dal vocabolario italiano!).

Il secondo consiglio è di sforzarsi di vivere nel “qui ed ora”, che rappresenta l'unico modo per riuscire a sentirsi davvero “presenti” a quello che ci capita intorno, a godere di ogni istante della vita ed a carpire i “segni” che ci vengono inviati per mostrarci il cammino che dobbiamo seguire.

L'ultimo consiglio, quello che ritengo il più importante, è di imparare a provare amore: per le persone, per gli animali, per gli oggetti, per la nostra casa, per i fiori. Diciamo di amare tutti, ma non amiamo nessuno. Non amiamo noi stessi e non ci adoperiamo per gli altri. Dobbiamo imparare a “mettere in pratica l'amore”, non mi viene in mente un'espressione migliore: che non significa che ci dobbiamo far piacer tutti o che dobbiamo diventare dei “buonisti”, ma, più semplicemente, che possiamo imparare a “comprendere”, a “perdonare”, ad “ascoltare”, anziché “giudicare”, “serbare rancore” e “pensare soltanto a noi stessi”.

Credo che queste siano ottime basi da cui partire per cominciare a cambiare atteggiamento nei confronti della vita, di noi stessi e degli altri e, di sicuro, contribuiranno a portare fin da subito dei miglioramenti anche alla nostra sfera emozionale.

Concludo con un semplice esercizio che mi ha suggerito Paola e credo sia molto utile: per pochi minuti, ogni giorno, immaginate di essere avvolti da un fascio di luce bianca che scende dall'alto. Dal mio punto di vista è un bel modo per “benedire se stessi”; qualora non riteniate questa definizione accettabile, pensate almeno che immaginare la luce è un ottimo esercizio di ristoro per la mente.
Ecco, queste sono le cose che mi sento di consigliare a Carla che ha bisogno di riscoprire se stessa...Adesso starà a lei decidere da dove vuole iniziare. In bocca al lupo...

4 commenti:

  1. Complimenti per il tuo sito davvero molto interessante.
    Francesca ti chiedo come trovare un Counselor Olistico.
    Ci puoi consigliare qualcuno in zona?
    GRazie

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  2. Ti ringrazio per il complimento, prima di tutto! Vorrei anche darti una mano, ma mi scrivi come anonimo, quindi non riesco a capire a quale "zona" ti riferisci. Se vuoi, scrivimi in posta privata all'indirizzo f.theodosiu@gmail.com
    A presto!

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  3. Scusami....
    Intendevo ad Avellino o anche in Campania.
    ciao

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  4. Non preoccuparti. Ad ogni modo, mi spiace, ma ad avellino non ne conosco, dubito addirittura che ce ne siano. Conosco persone competenti in singole discipline, ma ke non hanno una conoscenza globale. Se vuoi, puoi contattare Paola, che e' la consulente che segue me. Trovi i riferimenti sul sito www.paolasole.com
    Ad ogni modo, qualunque cosa tu decida, ti consiglio di scegliere accuratamente la persona che ti seguira', onde evitare di incappare in qualche millantatore. I rimedi orientali o alternativi in generale sono un campi molto delicato: per avere un'idea dai uno sguardo al mio post sull'olistica. In bocca al lupo per la tua ricerca e spero mi faccia sapere com'e' andata. Un abbraccio

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