30 marzo 2011

Alle prese con lo yoga: la meditazione della fiammella


Dopo una settimana di assenza, riprendere a fare yoga non è stato affatto semplice: ha significato riabituare muscoli e legamenti ad un'elasticità e ad una reattività a rispondere ai comandi, che, dopo sette giorni di sedere poggiato in poltrona, avevano dimenticato. Quando il Maestro ci ha detto che, questa volta, avremmo iniziato con gli esercizi a terra, tutte le cellule del mio corpo hanno cominciato ad esultare, improvvisando un trenino sulla musica di “maracaibo” ed abbracciandosi come una squadra di calcio dopo il goal di un compagno. Ma la festa è durata ben poco, giusto il tempo di accorgersi che, forse, la lezione non sarebbe stata così
soft come si era preannunciata. Primo esercizio: seduti a terra con le gambe stese e le braccia lungo il corpo. Inspiriamo e contemporaneamente tiriamo su le gambe e protendiamo in avanti le braccia, restando in equilibrio e facendo pressione solo sugli addominali. Addominali?! Quali addominali?! Dopo i carciofi imbottiti dell'altra sera, tutto quello che riesco a vedere all'altezza del basso ventre, è un palloncino stragonfio pronto ad esplodere. Sembra che io abbia ingoiato un'anguria dimenticandomi di tagliarla a fette. Anzi, Maestro, andiamoci cauti, non è che, se spingo un altro po', la mia pancia esplode per davvero? Cerco di concentrarmi ed imploro, ciò che rimane dei miei addominali, di collaborare, onde evitarmi un'altra brutta figura. Il mio corpo comincia a vibrare tutto, sembro in balia di una crisi epilettica; sto per cedere, ma non mollo. Penso che se modulo il respiro e mi concentro, posso vincere la mia battaglia contro quell'adipe molliccia e scansafatiche. Niente da fare, alla fine il mio corpo ha la meglio sulla mente e cedo pietosamente, precipitando a terra le mie gambe in un tonfo sordo e, per me, assordante. Il Maestro mi guarda interrogativamente per chiedermi cosa sia successo ed io alzo la mano, chiamando il fallo. Ok, non mi scoraggio, c'è ancora tutta una serie di esercizi che mi aspetta che mi daranno l'occasione di riscattarmi.

Continuo, un po' più titubante, la mia prova di coraggio, pensando che, saltare due lezioni, non è stata affatto una scelta prudente. Ancora un po' di asana e, finalmente, riesco a ritrovare il mio equilibrio, cosa che permette al mio ego di rigonfiarsi un pochino, dopo lo smacco subito all'inizio. Ad un certo punto della lezione, il Maestro ci invita ad assumere la “posizione della beatitudine”. Bene, penso, finalmente un esercizio defaticante che mi consentirà di riprendere le forze e riposarmi un attimo. Già la parola “beatitudine” richiama alla mente un'immagine appagante; da come parte, sembra essere più o meno simile a quella del “riposo del Buddha", da me tanto apprezzata qualche lezione fa. Ma, prima che i miei muscoli riprendano la loro danza tribale e propiziatoria, il Maestro, steso su un fianco e con la testa appoggiata ad una mano, si afferra un piede e stende la gamba, tesa ed in posizione perpendicolare al resto del corpo. Alla faccia della “beatitudine”! Questo, piuttosto, mi sembra proprio un supplizio, quello che si dice “il colpo di grazia”. Per fortuna, sono sufficientemente snodata e la posizione mi riesce abbastanza semplice, benché avverta una leggera tensione nella coscia, quasi all'altezza del gluteo. Il Maestro, che ancora una volta dimostra di avere questa prodigiosa capacità di leggermi nel pensiero, comincia a spiegarci che il dolore rappresenta il riflesso sul corpo delle nostre paure; per cui, se ci fa male, ad esempio, dietro al ginocchio, vuol dire che siamo persone poco socievoli che hanno difficoltà a relazionarsi agli altri e che hanno bisogno di tempo prima di accordare la propria fiducia. Se, invece, il fastidio lo avvertiamo un po' più su, appunto all'altezza dei glutei, vuol dire che nutriamo una serie di paure recondite. Ecco, chiaramente il mio corpo non mi offre mai una spiegazione semplice di me stessa, per cui, tra le varie cose, mi tocca fare anche l'investigatrice degli occulti segnali che tenta, senza successo, di inviarmi. Non c'è giustizia a questo mondo. Non sarebbe stato più semplice, per il mio amato sedere, dirmi “sei un'asociale, vedi come la vuoi mettere”!? No, la paura è nascosta e recondita... Come non detto: me la tengo e vado avanti!

Quando finisce di ragguagliarci con le sue spiegazioni, che seguo, devo dire, sempre con grande interesse e attenzione, il Maestro ci invita ad assumere una posizione comoda, il palmo della mano destra accoglie la sinistra e chiudiamo gli occhi. A questo punto ci suggerisce di immaginare una fiammella al centro delle nostre mani, che riscalda prima le dita e che scorre, poi, lungo le braccia fin su le spalle. Sono piuttosto concentrata e mi sembra di avvertirne quasi il calore. Immagino che mi riscaldi senza bruciarmi. E' una fiamma vivifica che mi infonde nuova energia e mi rigenera. Poi il Maestro ci sollecita ad immaginare una seconda fiamma, questa volta al centro della fronte in mezzo alle sopracciglia, dove, si dice, alloggi il “terzo occhio”, quello legato alla mente ed all'unione con Dio. Questa volta mi sembra di mettermi davvero in contatto con la mia mente creativa: finalmente i pensieri sembrano bloccarsi a favore di quell'immagine di calore e luce. Poi la fiamma avvolge la nostra intera persona ed io mi immagino circondata da quel fuoco benevolo che mi accarezza, ma non mi scotta. La meditazione è durata cinque minuti, più o meno, al termine dei quali non ho resistito all'impulso di fiondarmi sul Maestro e chiedergli spiegazioni. Lui, naturalmente, ormai abituato alle mie curiosità ed intemperanze, ha cominciato a ridacchiare già quando mi ha vista dirigermi verso di lui. Ma, che volete da me, io proprio non resisto, devo sapere! Così mi ha genericamente spiegato che questo tipo di meditazione ci aiuta ad “aprire” il terzo occhio e che la fiamma rappresenta la luce, che è sempre un 'immagine benefica per la nostra psiche. E una bella benedizione, aggiungo io, che ci consente di pulire un po' della nostra parte “scura”. La più bella rappresentazione della Divinità, per la nostra mente, che ha sempre bisogno di legare un pensiero ad un'immagine reale; come il sole, che rappresenta la grandiosità e la purezza...

3 commenti:

  1. da: andrewdb77

    che bel post :) dalle tue parole fuoriesce tantissima consapevolezza, vedo le tue descrizioni colorate e piene di calore. E' come se avessi quasi ripercorso il tuo Krya!!!

    Bel modo per finire in bellezza la giornata, grazie :)

    Sat Nam Francesca

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  2. Ciao Andre! Nn sai ke piacere sentirti dire queste cose! Ti ringrazio di essere passato a salutarmi. Namaste'

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  3. Ciao Francy! Ma l'anguria poi che fine ha fatto? Scherzi a parte, è sempre un grande piacere leggerti. :)

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