Immaginate
un lungo periodo di sconforto: già il ritorno dalle vacanze estive,
di per sé, mi manda in profonda depressione, figuratevi se ad
attendermi a casa c'è...niente! Non un lavoro che mi impegni la
giornata e neanche idee troppo chiare sul prossimo obiettivo da
prefissarmi. Insomma, il tipo di vita che, in gergo tecnico,
definirei “una gran rottura di palle”. Con tutte le conseguenze
che l'essere annoiati a morte e l'assenza di attività durante
l'intero arco della giornata
comportano: esagitazione, smania e ira funesta scagliata contro chiunque (d'altronde, la colpa delle nostre insoddisfazioni è sempre un po' anche degli altri, o no!?). Chiudo gli occhi per riflettere e vedo tutto nero: mi dico che sarà il chakra del “terzo occhio” ancora sporco, o la parte creativa del mio cervello che ha smesso all'improvviso di funzionare. Nessuna idea, nessuna prospettiva, nessuna cosa da fare e nessuna voglia di farla. Prega che ti riprega, come mia abitudine nei momenti di disperazione accorata, decido di parlare a “tu per tu” con il mio amico Dio e, con un atteggiamento di deferenza, gli chiedo, cortesemente, di darmi una mano, perché, se è vero che ci sono tantissimi guai più grandi nel mondo di cui deve occuparsi, è vero pure che anche la mia è una
piccola tragedia. Dopotutto, non lo stavo implorando di farmi scendere la manna dal cielo, ma solo di spingere l'interruttore della luce nella mia testa, o, almeno, di prestarmi una torcia.
comportano: esagitazione, smania e ira funesta scagliata contro chiunque (d'altronde, la colpa delle nostre insoddisfazioni è sempre un po' anche degli altri, o no!?). Chiudo gli occhi per riflettere e vedo tutto nero: mi dico che sarà il chakra del “terzo occhio” ancora sporco, o la parte creativa del mio cervello che ha smesso all'improvviso di funzionare. Nessuna idea, nessuna prospettiva, nessuna cosa da fare e nessuna voglia di farla. Prega che ti riprega, come mia abitudine nei momenti di disperazione accorata, decido di parlare a “tu per tu” con il mio amico Dio e, con un atteggiamento di deferenza, gli chiedo, cortesemente, di darmi una mano, perché, se è vero che ci sono tantissimi guai più grandi nel mondo di cui deve occuparsi, è vero pure che anche la mia è una
piccola tragedia. Dopotutto, non lo stavo implorando di farmi scendere la manna dal cielo, ma solo di spingere l'interruttore della luce nella mia testa, o, almeno, di prestarmi una torcia.
Qualche
giorno più tardi, mi tornano in mente le parole di un'amica che mi
aveva annunciato, tempo prima, che il suo insegnante di Reiki
aveva pensato di organizzare un corso ad Avellino. Ancora niente di
deciso, solo una possibilità. Penso che dovrei telefonarle.
Chiaramente non le telefono. Ma Dio non si scoraggia facilmente,
neanche di fronte a casi apparentemente disperati e, probabilmente
stanco della mia indolenza, la sera stessa mi fa sapere, tramite
questa persona, che il venerdi successivo proprio quel maestro terrà
un corso in provincia di Avellino. Tripudio, gaudio e giubilo! Grazie
Dio per avermi risposto al telefono! “Ma come ci arrivo io alla
sede in cui si terrà il corso, che non guido?”, ho pensato quella
stessa notte. “Qualcuno” ha sbuffato sonoramente, poi mi sono
addormentata. La mattina seguente, telefonando per iscrivermi, mi
viene detto che il corso si terrà ad Avellino, a poche centinaia di
metri da casa mia. “Potrò arrivarci a piedi!”, ho pensato e ho
sentito una voce replicare: “Adesso la smetterai di lamentarti?!”.
Touché!
Il primo
incontro si sarebbe svolto il venerdi pomeriggio e, nonostante io
avverta sempre un certo senso di disagio quando devo affrontare una
situazione nuova e sconosciuta, inspiegabilmente quel giorno mi
sentivo, non solo serena, ma anche impaziente. Vi salto i convenevoli
di rito e le varie presentazioni, per arrivare dritta al punto: le
prime iniziazioni. Premesso che, stando a quanto ci ha detto il
Maestro, secondo quanto riferito da Takata, una delle "pioniere" del reiki, a sua nipote Furumoto, ciascuno di noi è in grado di incanalare l'energia Reiki,
per facilitare questo processo, è necessario “sbloccare” (non so
se sia il termine corretto) i nostri canali, per consentire
all'energia di fluire attraverso di noi. Non so cosa abbia fatto
Rabbi nello specifico, perché avevamo tutti gli occhi chiusi (anche
se avrei dato con piacere una “sbirciatina”), so solo che ha
appoggiato delicatamente un dito sul mio capo e immediatamente ho
avvertito una grande tensione, come se la testa stesse per
esplodermi, anche se non sentivo alcun dolore, e ho avuto la
sensazione che al suo centro si aprisse una specie di “condotto
tubolare” dentro il quale cominciava a scorrere “qualcosa”. Al
di là di ciò che può essere realmente accaduto, che lo riteniate
solo un evento suggestivo o che ci crediate, la situazione ha infuso
in tutti noi un grande senso di pace e benessere e, in me almeno, una
percezione di amore compassionevole verso ogni cosa...incluso il mio
fidanzato! Come inizio, prometteva bene, ma i giorni successivi
sarebbero stati ancora più sorprendenti...[continua]
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